Lo dobbiamo ammettere: in CampuStore siamo grandissimi fan dell'apprendimento esperienziale, attivo, collaborativo. Ne parliamo SEMPRE nei nostri corsi (qui un estratto per studenti e docenti), nei nostri webinar (trovi i prossimi QUI) e vi abbiamo dedicato anche alcuni articoli (tipo QUESTO). Ma se c'è una cosa che dobbiamo tristemente registrare è quanto spesso, proprio i luoghi dedicati alla sperimentazione - i laboratori didattici - siano proposti a scuola in chiave poco entusiasmante e persino un po' desueta. O almeno questa è un'esperienza che abbiamo raccolto nella nostra carriera scolastica e che spesso ci viene ancora evidenziata dai ragazzi, quando ci confrontiamo con loro.
Io stessa, quando sono andata, per la prima volta, nel laboratorio di scienze della mia scuola secondaria, ricordo una grande delusione. Mi aspettavo chissà che esperimenti, e invece abbiamo osservato un oggetto scivolare su un piccolo piano inclinato, che poteva stare benissimo in classe. O abbiamo mischiato nei becher e posto sul fuoco giusto qualche sale, per osservare le differenze nel colore della fiamma e le diverse reazioni. Non solo: nel mio istituto c’erano molte classi, e quel laboratorio andava prenotato con largo anticipo, e questo lo rendeva un'esperienza che ci veniva concessa raramente, diventando così un’opportunità sprecata.
Per il resto l'approccio sperimentale era quasi inesistente.
E anche quando ci capitava di conquistare il laboratorio l'organizzazione delle esperienze ci dava sempre un'impressione un po' "di vecchio".
Anziché darci quella scintilla in più per appassionarci alle scienze, finivamo col chiacchierare o farci scherzi stupidi tra di noi per tutto il tempo, mentre attendavamo in fila che l'assistente di laboratorio settasse i vari esperimenti "in sicurezza" o che si liberasse uno degli strumenti che avremmo dovuto utilizzare, a turno. A conti fatti il tempo che ci restava per fare davvero l'attività e soprattutto per riflettere su di essa era praticamente nullo. Figurarsi sbagliare e ripetere più volte gli esperimenti modificando qualche variabile: praticamente impossibile.
Nonostante queste tristi premesse ancora oggi penso che i laboratori siano un’opportunità stupenda per osservare da vicino e dar vita a ciò che nei libri è solo teoria, ma una pessima gestione rischia di sciuparne completamente l'efficacia. Paradossalmente (ho frequentato un liceo scientifico!) nella mia esperienza mi è capitato di essere coinvolta in attività pratiche e laboratoriali molto di più nelle materie umanistiche (il giornalino scolastico, il gioco a squadre su dizionario e libri letti, il quaderno delle filastrocche, la realizzazione plastica dell'inferno dantesco, il teatro in inglese,...) che da quelle scientifiche. Un'apparente contraddizione in termini.
D’altro canto, i prof di scienze avevano ragione: eravamo ragazzini scalmanati a cui badare, in classi troppo numerose, affidati a un unico adulto che non poteva avere mille occhi... se non avevamo mai preso in mano una provetta come potevano mostrarci esperimenti complessi senza correre rischi? E avendo così poche ore a disposizione per classe, come potevamo aspettarci di andare oltre le basi?
Un laboratorio in ogni classe?
Soluzioni per problemi di questo tipo, per fortuna, esistono.
1.AULE CHE DIVENTANO LABORATORI - Per iniziare: non è detto che per fare didattica esperienziale serva il laboratorio: molti esperimenti semplici possono essere condotti in aula, moltiplicando così le ore a disposizione per la sperimentazione attiva. Fare didattica esperienziale è più un approccio, uno stato mentale, che un'attività specifica legata a un luogo preposto. Ho visto attività bellissime di robotica educativa fatte in palestra, o a terra nei corridoi dell'istituto, perché la metratura dell'aula non era sufficiente.
In questo modo solo le attività che effettivamente richiedono attrezzatura fissa o sistemi di protezione varia (come una cappa, per esempio), possono essere svolte in laboratori dedicati, ma le ore a disposizone della sperimentazione attiva crescono esponenzialmente.
2.CARRELLI DU RUOTE PER CREARE LABORATORI MOBILI E CONDIVISI - Un'altra valida idea è quella di creare laboratori itineranti "carichi" di risorse condivise, grazie a dei carrelli dotati di ripiani e vaschette, oltre che a vani richiudibili e sistemi di alimentazione dedicati (vedi il carrello MakerSpace CampuStore o il più evoluto CarrellONE). Resistenti ma maneggevoli ne esistono di vario tipo, con vaschette di diversa dimensione, in modo da riporre senza pensieri tutta l’attrezzatura necessaria, pensati apposta per ottimizzare al massimo il tempo a disposizione dell'insegnante e l'organizzazione delle attività. Grazie ad essi, oltre che in aula, gli esperimenti possono essere condotti in corridoi, atrii, spazi comuni e condivisi, lasciando il laboratorio vero e proprio ad alunni che devono svolgere attività più impegnative, delicate o maneggiare sostanze di un certo tipo.
Al posto di ingorghi nel laboratorio (che possono essere anche pericolosi), si può spostare tranquillamente il carrello, in modo da avere un ambiente flessibile sempre a disposizione.
3. PUNTARE SU KIT PER ESPERIMENTI AFFIDABILISSIMI - Infine, all'interno dei laboratori veri e propri, può essere utile investire davvero in un buon numero di kit didattici a disposizione degli studenti, in modo che ciascuno possa lavorare a coppie o al massimo in piccoli gruppi. Tali kit devono però essere scelti con raziocinio e nascere come supporti per esperimenti affidabili e duraturi, meglio se permettono di eseguire esperimenti funzionanti con semplicità, dando i primi risultati evidenti dopo pochi minuti, in modo da consentire di ripetere più volte le misurazioni, cambiare le variabili, riflettere su quanto osservato con efficacia anziché perdere tempo con i "settaggi": in tal senso, ad esempio, le soluzioni PASCO per l'insegnamento della fisica sono quanto di più efficace si possa trovare, soprattutto per le scuole secondarie di II grado.
In definitiva, ripensare i laboratori di indirizzo in chiave innovativa e proiettata al futuro è possibile, ma è necessario anzitutto iniziare a interrogarsi su come poter massimizzare l'efficacia delle attività sperimentali svolte a scuola, ponendo al centro dei ragionamenti le esigenze di docenti e studenti e pensando poi al modo di sfruttare spazi e risorse al meglio.