La parola ai ragazzi: il senso ultimo della mia Didacta 2025

Lisa Lanzarini

di Lisa Lanzarini

Futuro – Aiutare - Partecipare e farsi ascoltare – Difficile/Sfidante – Squadra e comunità: sono queste le 5 direttrici che mi hanno lasciato, tatuate nella mente, le studentesse e gli studenti che abbiamo ospitato nella CampuStore Arena a Didacta 2025, nel quadro dell’iniziativa “La parola ai ragazzi”.
Per chi non lo sapesse, infatti, quest’anno abbiamo deciso di provare una cosa un po’ diversa: a gennaio abbiamo pensato di offrire alcuni momenti della nostra Campus Arena, lo spazio che da sempre dedichiamo a confronti e dibattiti di ampio respiro, proprio agli studenti. Abbiamo chiesto a tutte le scuole di candidare un progetto di innovazione e scuola bella e farlo raccontare direttamente da chi quel progetto didattico lo vive ogni giorno. Le candidature sono fioccate ma, a malincuore (lo spazio a disposizione era limitato!), abbiamo potuto selezionare solo i progetti per noi più interessanti e in linea con le proposte della fiera di quest’anno.
È così che la nostra Campus Arena si è trasformata per 3 giorni in uno spazio di confronto e ascolto attivo, in cui io ho aperto per bene le orecchie e ho deciso di imparare.
E per citare le fonti che ispirano queste righe: trovate tutte le classi selezionate per questa edizione IN FONDO A QUESTA PAGINA.
Anche gli anni scorsi, di tanto in tanto, ospitavamo delle classi in fiera, ma mai in maniera così sistematica, rigorosa, aperta all’ascolto. Per capirci: quest’anno ci siamo proprio imposti di “tagliare” il programma dei grandi ospiti (che pur è stato ricchissimo grazie ai super nomi del mondo della scuola italiana) per dar spazio alla voce di chi la scuola la fa.
Volevamo che l’Arena fosse soprattutto loro.
Sinceramente e con una nota amara, aperta, non credo che la maggior parte degli adulti in fiera, leggendo il programma, abbia colto davvero la portata di questi interventi.
Personalmente, però, credo che in CampuStore continueremo a insistere nel promuoverli e sostenerli perché, se non ascoltiamo i ragazzi, soprattutto i ragazzi che ci portano esperienze illuminate e lontane da noi, diverse, rispetto a ciò che noi già facciamo nelle nostre realtà, che senso hanno momenti di incontro come le fiere?
E quindi il nostro ruolo di attori attivi dell’ecosistema deve anche essere quello di insistere su un punto finché non viene colto e interiorizzato dalla comunità, se crediamo che, alla comunità, faccia bene.

“Every maker of video games knows something that the makers of curriculum don't seem to understand. You'll never see a video game being advertised as being easy. Kids who do not like school will tell you it's not because it's too hard. It's because it's boring!”

Seymour Papert

Era un esperimento, che si è rivelato più felice del previsto. Continueremo a portarlo avanti.
Come ho detto in loco a qualcuno: ho trovato le studentesse e gli studenti che ci hanno fatto l’onore di venire a Firenze nella maggior parte dei casi più interessanti e originali della maggior parte degli adulti con cui ho interagito, non me ne vogliano “gli adulti” in questione, ma se avete ascoltato i lori interventi dovrete senza dubbio concordare con me.
Ma veniamo alle parole con cui ho aperto questo post, che credo servano da riflessione e timone anche a chi in fiera non c’era.

Futuro

Quasi tutti i progetti presentati dalle classi hanno evidenziato come lo sguardo dei ragazzi si sia allenato – anche grazie alla guida attenta e solida dei docenti che li hanno seguiti - ad “andare oltre”, immaginando soluzioni a problemi presenti e futuri, scenari diversi, opportunità personali e sfide della cittadinanza che ancora non sono realtà. Quella voglia di cambiare le cose, quella speranza negli occhi, quel desiderio di domani, è stato il più grande regalo che potessero farmi. I progetti di imprenditoria dei ragazzi del Liceo di Albenga (delle lenti per i non vedenti con tanto di ricerca scientifica a supporto, degli insetti microrobotici per risolvere il problema dell’estinzione delle api, un auto più intelligente di quelle attualmente in commercio, una gomma per curare le carie) li hanno proiettati nel mondo del lavoro e nel ruolo attivo che potranno avere nel cambiare le cose, come cittadini, è vero, ma soprattutto li hanno portati a immaginare la realtà che li circonderà domani.

Le conseguenze in termini di sostenibilità con cui dobbiamo già e dovremmo ancora di più in futuro fare i conti tutti sono al centro del prototipo PattumoBot, su cui ha riflettuto l’IC 4 di Sassuolo, immaginando un sistema intelligente di smaltimento di ciò che come esseri umani e quindi “parassiti” del Pianeta terra produciamo di più: gli scarti.

 

Aiutare e mettersi a disposizione

Le studentesse e gli studenti che si sono alternati in Arena in molti casi sono partiti da un assunto che ha accomunato quasi tutti i progetti presentati, pur diversissimi e più o meno consapevolmente: quello di mettersi a disposizione, di usare l’ingegno, il tempo, la riflessione per offrire un servizio, un aiuto o una soluzione ad altri.

I bambini dell’Istituto Marymount si sono ad esempio confrontati con Io Do una mano, un’associazione no profit che sosteniamo in primis come azienda e che ha l’obiettivo di aiutare le persone, in particolare i/le bambini/e, con differenze congenite o acquisite agli arti superiori, modellando, stampando 3D e distribuendo gratuitamente ausili personalizzati. IO DO UNA MANO promuove il concetto di accessibilità e la creazione di un “volontariato digitale”.

Partendo da questo nobile esempio le bambine e i bambini delle 5° primaria della scuola hanno dibattuto su vantaggi e complessità di questo progetto, provando poi ad imitarli prima con kit già disponibili sul mercato (come LEGO Education SPIKE Prime) e poi arrivando ad aguzzare ulteriormente l’ingegno, utilizzando materiali poveri per riflettere sulla portata dell’iniziativa e sulla possibilità di cambiare il mondo, grazie alle proprie idee e invenzioni. Hanno poi deciso di coinvolgere tutta la platea – composta da docenti – nell’esercizio che avevano affrontato loro in classe e devo dire (perché ovviamente ho voluto partecipare!) che non è stato semplice per nulla, ma che momento meraviglioso di scambio, è stato. Bravissimi e spiritosissimi ci hanno insegnato il valore dell’impegno, in tutte le sue valenze.

 

Partecipare e farsi ascoltare

Non so dove vivano o che ragazzi abbiano incontrato i giornalisti che – a ondate periodiche acchiappa click – parlano di lassismo, pigrizia, egocentrismo di bambini e adolescenti, ma i giovani umani che ho visto io nella mia Arena hanno dimostrato di avere la voce e di volerla usare, per partecipare attivamente alla res pubblica.

Non serve arrivare all’esempio luminosissimo e ispirante di scuola partecipata, garantita da quella visione creatrice e felicemente produttiva (di talenti sorridenti, innanzitutto) del Senato Mattarella (IC3, Modena) un organo democratico studentesco, che discute, decide e delibera sulle questioni di interesse più prossimo della scuola e le cui riunioni si svolgono pubblicamente e a cadenza settimanale ed in orario extra-scolastico.

Sulla stessa linea si sono mossi anche i più maturi reporter del ITET Einaudi di Bassano del Grappa, mettendo in chiaro che i media della scuola sono in mano loro e vengono utilizzati – come percorso formativo e grazie alla guida esperta dei loro “fantastici docenti” (cit, loro ripetuta a più riprese) – per portare al centro di ogni espressione comunicativa della scuola (sia essa giornalino, webTV, canale social) quello che è importante per chi la scuola la abita ogni giorno, dando forza a un punto di vista, a dei valori, delle esigenze, e una voce – soprattutto - che possono essere anche divergenti rispetto a quelle degli adulti, veri e propri facilitatori in questo percorso volto alla ricerca del sé e dell’altro, attraverso una comunicazione che non mette in campo solo testi, video, tracce audio, ma che soprattutto espone e valorizza l’interiorità e l’autopercezione di ciascuno studente coinvolto in questi meravigliosi canali di visibilità per la scuola.

Difficile/Sfidante

E arriviamo all’annosa questione, forse la più interessante.

In modo esplicito lo hanno detto soprattutto i più piccoli, dimostrando una capacità di analisi e autopercezione che spesso crescendo perdiamo, ma praticamente tutte le ragazze e i ragazzi che hanno preso la parola a Firenze hanno sfiorato questo tema: lavorare così, per progetti, mani in pasta, con strumenti innovativi è DIFFICILE.

Nessuna delle classi ha fatto percepire una blanda noia quotidiana, un molle accontentarsi dello status quo. Tutti ci hanno fatto vedere come si rimbocchino le mani ogni giorno, a scuola e fuori, per portare a termine i progetti che li interessano davvero.

I bimbi dell’IC Matteotti di Alfonsine sono forse quelli che lo hanno espresso meglio: “lavorare con i robot all’inizio era davvero difficile, sentivamo di non essere molto bravi, ma alla fine delle lezioni, vedendo le cose che eravamo in grado di fare ci siamo sentiti molto soddisfatti e felici perché sapevamo quanta fatica ci era costato fare tutto il percorso, per quanto bello sia stato”.

E ancora: i progetti di imprenditoria del liceo Giordano Bruno, altro non erano che un espediente astuto della loro docente di lingue per invogliare gli studenti ad esporre e presentare in inglese: un qualcosa di percepito dai ragazzi come molto difficile, che però, reso così interessante, è diventato più coinvolgente e appassionante da affrontare.

Loro non lo sanno ma tanti anni fa questo concetto lo ha espresso magistralmente uno dei miei preferiti, Seymour Papert, scrivendo

“Every maker of video games knows something that the makers of curriculum don't seem to understand. You'll never see a video game being advertised as being easy. Kids who do not like school will tell you it's not because it's too hard. It's because it's boring!”

L’Arena CampuStore mi ha dimostrato ancora una volta quanto il suo pensiero sia sempre, e ancor oggi, sul pezzo.

 

Squadra e comunità

Ogni gruppo che ho avuto la fortuna di incontrare in questi giorni mi ha fatto percepire questo: l’importanza di fare gruppo, di lavorare come una squadra, di valorizzare i diversi talenti e di arrivare più lontano, insieme. Gli alunni, pur presentando progetti diversi, partendo da premesse e materie differenti, pur avendo età molto molto diverse, mi hanno fatto tutti capire quanto sentissero forte il valore del gruppo, tra compagni e con i docenti che li hanno portati in fiera. Non solo, ma quasi ogni progetto presentato è stato il risultato della cooperazione di insegnanti diversi (e diverse materie) della scuola: fare rete per aiutare meglio i ragazzi, collaborare per accrescere l’impatto del progetto e dell’iniziativa. È questa la comunità sicura, che accudisce aiutandoli “a fare da sé” che ho percepito solida, forte, consapevole. Emblemativo il caso del comprensivo Volta di Latina, che è partito dalle tecnologie e della robotica, per arrivare, approfondire, fissare gli obiettivi di educazione civica e di restituzione del valore alla comunità.

E infine il percepito certo da parte di tutti gli oratori, di far parte di una comunità più ampia, sia essa la scuola, il quartiere, la città, la nazione, e la responsabilità conseguente e intrinseca di dover “rispondere” alla collettività, di doversi far carico del suo miglioramento, della presa perfino di una certa coscienza sociale. L’ho visto, ovviamente, in tutti quei progetti che hanno inglobato una dimensione mediatica e comunicativa al loro interno, perché credo che spesso la comunicazione ci porti ad attraversare un momento forte di presa di coscienza e oggettivazione del percorso, ma soprattutto nell’analisi attenta, tecnica ma magistralmente illustrata, del progetto di riqualificazione urbana dei futuri geometri dell’IIS Einaudi di Chiari. Usare le competenze apprese in 5 anni per restituire alla città di Brescia un punto di vista nuovo e un progetto concreto per dar nuova vita a uno spazio problematico della città. Chapeau, ragazzi.

Un’ultima nota: le scuole che sono state coinvolte nell’edizione 2025 di “La parola ai ragazzi sono:

  • Senato Mattarella, Istituto Comprensivo 3, Modena
  • Classi 5° della primaria dell'Istituto Marymount, Roma
  • ITET Einaudi di Bassano del Grappa
  • Istituto Comprensivo Volta di Latina
  • Scuola secondaria di 1° grado Cavedoni dell'I.C. Sassuolo 4 Ovest
  • La classe 3 DS delle scienze applicate del Liceo Giordano Bruno di Albenga
  • Istituto Comprensivo Matteotti plesso Rodari Classe 4 B/C di Alfonsine
  • IIS Luigi Einaudi di Chiari

 

Complimenti di cuore alle ragazze e ai ragazzi che hanno preso la parola nei tre giorni di Didacta 2025, non era semplice, posso solo immaginare la loro agitazione, il senso di responsabilità e sfida, ma sono stati incredibilmente preparati, chiari, accattivanti. Una prova di realtà superata a pieni voti, siamo estasiati!

Grazie anche a tutte le altre candidature, che speriamo di poter valorizzare in futuro!

LA scuola raccontata dai ragazzi: forse l’unica che valga davvero la pena di ascoltare.

 

Lisa Lanzarini L' autore

È la “mamma” e la responsabile di Campustore Academy, ideatrice della filosofia di fondo, degli approcci e dello stile di tutto ciò che è contenuto in Campustore. Campustore Academy da lei prende la morbidezza, la voglia di non stare dentro un percorso lineare e prestabilito, di evolvere, cambiare e lasciarsi contaminare da tante influenze diverse: maturità scientifica, laurea umanistica e un master in economia la rendono un crogiolo confuso, caotico e rocambolesco alla ricerca di nuove strade e nuove idee per imparare. Appassionata di LEGO, robotica educativa, letteratura, cucina etnica, è la voce e il volto di tutti i webinar (e di molti video) di Campustore e per questo nutre il fondato sospetto che prima o poi, per la legge del contrappasso, perderà la voce per sempre. E i suoi colleghi ringrazieranno. LEGO Education Academy Teacher trainer, ama parlare di progetti, bandi, finanziamenti, robotica educativa, creatività, tinkering, STEAM e STEM.

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