Tinkering: scoprire il mondo intorno a noi con STEAM e creatività
Il tinkering non è solo una metodologia educativa ma molto di più: è un approccio al mondo, un modo di fare e vedere le cose, un paio di lenti da indossare per guardare il mondo che ci circonda in modo nuovo e capace di rinnovarsi giorno per giorno.
Nato all’Exploratorium di San Francisco sulla base di esperienze e ricerche condotte dal M.I.T. di Boston, come metodologia educativa si pone l’obiettivo primario di insegnare le discipline STEAM (acronimo che racchiude Scienze, Tecnologie, Ingegneria, Arti e Matematica). La sua missione è quella di cambiare il modo in cui le materie scientifiche vengono insegnate, promuovendo un approccio investigativo, esplorativo e attivo.
È soprattutto un approccio ludico all’apprendimento, che porta avanti l’idea rivoluzionaria ma semplicissima che l’apprendimento sia molto più efficace quando è divertente e appagante. Incentiva inoltre la collaborazione, il confronto, la visione positiva dell’errore come momento di crescita che non deve mettere in crisi, perché parte integrante e sistematica del processo.
Al contrario dell’apprendimento “top-down” (studio della teoria – pianificazione delle soluzioni – applicazione/verifica di quanto appreso) rappresenta un processo “bottom-up” nel quale gli studenti prima iniziano ad “armeggiare”, a “sporcarsi le mani” e, da questa esperienza, ricavano e sublimano della conoscenza e dei principi di comprensione del mondo.
Per ottenere ciò i ragazzi vengono incentivati a risolvere problemi percepiti come reali e per la risoluzione dei quali si sentono intrinsecamente motivati: perché gli interessa risolverli, perché ne ho stimolato adeguatamente la curiosità, perché è appunto divertente “vedere come andrà a finire”.
Un ragazzo che viene coinvolto in un’attività di tinkering non sa esattamente dove lo porterà il suo percorso, cosa scoprirà alla fine del tunnel: si trova davanti degli oggetti su cui può agire liberamente, esplorando e indagando e ponendosi magari autonomamente degli obiettivi specifici: raggiungerli non sarà più allora un’imposizione esterna, ma un desiderio personale.
Fondamentale è capire che nel tinkering fondamentali sono il processo e l’approccio, più che la conoscenza teorica e ultima che ne deriva: è la scoperta che l’iterazione (definita da Mitchel Resnick come un processo a spirale composto da 5 fasi fondamentali: immagina, crea, gioca, condividi e rifletti), il tentativo, l’errore sono passaggi necessari per capire, crescere e migliorare.
Compito del docente è dunque in questo metodo quello di porre le giuste domande che consentano la crescita personale, più che dare risposte predefinite, osare, avere il coraggio di non sapere esattamente a cosa porterà la fine di ogni esperienza.
immagina, crea, gioca, condividi e rifletti
Il tinkering segue e sviluppa l’approccio costruzionista di Seymour Papert, ma sostituisce al logo e alla tartaruga robotica altri artefatti cognitivi, fatti da materiali di recupero ed elettronica, schede di controllo e prodotti di cancelleria.
Il tinkering è un insieme di competenze e materiali, una collisione di metodologie e riflessioni e definirlo con una parola o una sentenza secca risulta allora difficile e limitante, ma è soprattutto la voglia di sfidare noi stessi e di continuare a farci domande. Per tutta la vita.